Meccanismi migratori della rondine
- scienziatinaturali
- 9 nov 2014
- Tempo di lettura: 4 min
Gli uccelli migratori sono così denominati in quanto durante l’anno compiono le migrazioni, viaggi lunghi anche migliaia di chilometri necessari a raggiungere i luoghi geograficamente separati di riproduzione e svernamento.
Negli ultimi anni si sta assistendo per molti uccelli migratori a delle variazioni nelle date di arrivo ai luoghi di riproduzione (Lehikoinen et al., 2004), variazioni che talvolta possono minare e/o compromettere la corretta tempistica di riproduzione e di conseguenza il successo riproduttivo delle diverse specie. Si assiste infatti ad un generale anticipo del ritorno primaverile per la riproduzione di numerose specie di uccelli migratori. Questo anticipo sembra essere causato dall’innalzamento delle temperature registrato nell’ultimo secolo, e soprattutto dal fatto che le temperature sono aumentate maggiormente nell’emisfero boreale rispetto alle zone equatoriali di svernamento dove si sono registrati cambiamenti di ridotta entità.
Numerosi studi sono stati condotti al fine di comprendere i meccanismi della migrazione su una specie in particolare, la Rondine (Hirundo rustica), un passeriforme migratore della famiglia degli Irundinidi, che conta circa 79 specie su scala mondiale, 5 delle quali appartenenti alla fauna italiana.
La stagione riproduttiva di questo passeriforme si svolge in quasi tutto il continente Europeo avendo come limite settentrionale i 70° N di latitudine, mentre lo svernamento avviene in vari paesi Africani a sud del Sahara. Le rondini italiane nidificano su quasi tutto il territorio italiano, comprese le Alpi fino ad una altitudine di 1800 m e svernano prevalentemente nelle regioni Saheliane, in Nigeria e nell’Africa Centrale. La migrazione autunnale inizia in settembre e si protrae fino alle prime settimane di ottobre, mentre il movimento inverso inizia in febbraio (Canova, Groppali & Saino 1995). La Rondine, inoltre, pare temporizzare l’inizio della migrazione primaverile in base alle condizioni di temperatura dei luoghi di svernamento al termine dell’inverno (Saino & Ambrosini, 2008). Proprio questa caratteristica ha sollevato degli interrogativi: ”come possono le Rondini sapere quando è opportuno iniziare la consueta migrazione primaverile? Quando è necessario anticipare la migrazione, avendo i luoghi di riproduzione raggiunto temperature ottimali in anticipo? Come sapere di questo anticipo trovandosi a migliaia di chilometri di distanza?”
Numerosi studi sono stati condotti al fine di comprendere i meccanismi della migrazione su una specie in particolare, la Rondine (Hirundo rustica), un passeriforme migratore della famiglia degli Irundinidi, che conta circa 79 specie su scala mondiale, 5 delle quali appartenenti alla fauna italiana.
La stagione riproduttiva di questo passeriforme si svolge in quasi tutto il continente Europeo avendo come limite settentrionale i 70° N di latitudine, mentre lo svernamento avviene in vari paesi Africani a sud del Sahara. Le rondini italiane nidificano su quasi tutto il territorio italiano, comprese le Alpi fino ad una altitudine di 1800 m e svernano prevalentemente nelle regioni Saheliane, in Nigeria e nell’Africa Centrale. La migrazione autunnale inizia in settembre e si protrae fino alle prime settimane di ottobre, mentre il movimento inverso inizia in febbraio (Canova, Groppali & Saino 1995). La Rondine, inoltre, pare temporizzare l’inizio della migrazione primaverile in base alle condizioni di temperatura dei luoghi di svernamento al termine dell’inverno (Saino & Ambrosini, 2008). Proprio questa caratteristica ha sollevato degli interrogativi: ”come possono le Rondini sapere quando è opportuno iniziare la consueta migrazione primaverile? Quando è necessario anticipare la migrazione, avendo i luoghi di riproduzione raggiunto temperature ottimali in anticipo? Come sapere di questo anticipo trovandosi a migliaia di chilometri di distanza?”
Tuttavia le analisi hanno anche mostrato che la forza di questa connessione climatica tra i due luoghi è andata via via diminuendo nel corso degli ultimi 25 anni e se questo trend non si modificherà in futuro si potrebbero compromettere i meccanismi adattativi di regolazione della migrazione stessa (Saino & Ambrosini, 2008).
Si assiste quindi ad un anticipo nella migrazione e delle date di riproduzione, un anticipo che però non risulta sufficiente per adattarsi ai recenti mutamenti climatici. Notiamo quindi una progressiva differenza fra le condizioni ecologiche degli areali di svernamento e di riproduzione che si riflette in uno sfasamento tra la tempistica di riproduzione, ed il momento in cui le condizioni per la riproduzione sono ottimali, che sta progressivamente anticipando a causa del riscaldamento climatico. Questo fenomeno è anche tra le cause della diminuzione del 52% della popolazione di Rondini registrata dal 1980 ad oggi come testimoniano i dati del Farmland Bird Index. Se l’innalzamento delle temperature continuerà negli anni a venire secondo i trend attualmente osservati, è possibile che le rondini come successo ad altre specie migratrici, possano modificare radicalmente la propria strategia migratoria, rimanendo a svernare a nord del Sahara, come suggeriscono le sempre più frequenti osservazioni di rondini svernanti in Marocco e nella penisola Iberica.
Bibliografia
SAINO N., AMBROSINI R. (2008) Climatic connectivity between Africa and Europe may serve as
a basis for phenotypic adjustment of migration schedules of trans-Saharan migratory birds. Global
Change Biology, 14: 250-263 .
LEHIKOINEN E., SPARKS T. H., ZALAKEVICIUS M., (2004) Arrival and departures dates. In:
Advances in Ecological Research: Birds and Climate Change, 1-31. Elsevier Academic Press,
Oxford, UK.
CANOVA L., GROPPALI R. e SAINO N. (1995) Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I libri
del Parco Adda Sud 1, Lodi, Italy.
Farmland Bird Index database (http://www.reterurale.it/farmlandbirdindex).
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