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A cavallo nel Mare di Alghero

  • scienziatinaturali
  • 23 lug 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Dicono che un tempo ce ne fossero di più. Io credo di essere nato in un tempo in cui già ce n’erano meno. I cavallucci marini sono sempre stati organismi per me (ma non solo) avvolti da un alone di fascino e mistero, a metà tra realtà e leggenda. Ambitissimi soggetti da ritrarre, da osservare stando in un angolo del fondale, da ricercare quasi avidamente come si farebbe con le pepite. Peccato (o per fortuna), non hanno inventato i setacci per cavallucci, dunque la ricerca “a vista” di questi peculiari pesci si rivela, direi undici volte su dieci, infruttuosa. Mi era capitato una volta, da piccolo, di stare su uno scoglio a pescare con una cannetta di bambù artigianale (prendevo bavose e tordi e li liberavo...poi ho capito che avrebbero mangiato anche dalle mani) e di vedere, dato il Mare un po’ mosso, uno di questi esserini, di colore bruno scuro, in balìa delle onde, poco sotto la superficie: l’avevo messo nel secchiello, poi ero entrato in acqua con la maschera, e l’avevo aiutato a riattaccarsi al fondo. Ricordi di tempi lontani, e da allora non ne avevo più visti, nonostante li avessi cercati, sognati, messi sulla copertina della tesina della maturità e nel titolo stesso di questo giornalino. Poi, un bel giorno di questa estate, è capitato: in compagnia dell’amico Domenico Brangi, titolare del Diving Porto Conte, è avvenuto l’incontro con uno splendido cavalluccio marino comune (Hippocampus guttulatus), femmina, nei pressi di una grotta degli splendidi fondali algheresi. Grotta, tra l’altro, alquanto frequentata dai subacquei, e nessuno prima d’ora aveva notato lo sguardo discreto del cavallo di Mare. Per di più, come si può vedere dalle foto, Pinky (questo il soprannome) è caratterizzata da una colorazione fuori dal comune (solitamente si incontrano individui grigi, bruni o gialli), adatta alla penombra di una grotta con spugne e altri organismi dalle tonalità calde. Un’esperienza da ripetere, e infatti siamo andati altre tre volte a trovarla, armati del doveroso rispetto e dello stupore inconscio al cospetto di questo maestro del mimetismo.

 
 
 

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